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mercoledì 10 novembre 2010

Quale sarà l'X factor per la CFS?

Come ho fatto qualche mese fa, eccovi un altro articolo tradotto dalla rubrica Health Blog della Wall Street Journal , di Katherine Hobson, sulla saga dell'XMRV. L'articolo è del 4 novembre.

E’ da oltre un anno che i ricercatori hanno trovato il retrovirus XMRV nel sangue di pazienti con la sindrome da stanchezza cronica. Ora la gente si chiede: quale sarà il prossimo passo per la X?
Il dibattito sulla verità del nesso tra l’XMRV e la CFS e altre malattie è tutt’ora vivace, principalmente perché alcuni gruppi hanno trovato il virus nel sangue di un’alta percentuale di persone con la malattia, mentre altri non sono riusciti a trovarlo in nessun paziente.
Un articolo pubblicato ieri (3 novembre, ndr) sul giornale Viruses, fornisce delle linee guida per i ricercatori per gli studi sul nesso tra XMRV e la CFS. Tutti concordano sul fatto che arrivare a un consenso sugli standard da applicare a questi studi è di importanza critica.
L’articolo è stato scritto da uno che sa cosa ci vuole per trovare l’XMRV – Ila Singh, uno scienziato dell’Università dello Utah che ha pubblicato un articolo sulla scoperta dell’XMRV in pazienti con il cancro alla prostata. Adesso sta lavorando su una serie di studi sull’XMRV.
Tra i suggerimenti della Singh: Gli studi devono includere un grande numero di pazienti, tutti diagnosticati secondo criteri ben stabiliti per la CFS. Anche il numero di persone sane utilizzati negli studi come gruppo di controllo dovrebbe essere alto e dovrebbero provenire dalla stessa zona geografica dei pazienti. Il sangue dei pazienti e quello dei controlli sani deve essere raccolto e analizzato allo stesso modo. I ricercatori non dovrebbero sapere a quale gruppo appartiene il sangue che stanno studiando, e bisognerebbe utilizzare più di un metodo per rilevare la presenza dell’XMRV.
Singh aggiunge che la ricerca “ideale” dovrebbe anche utilizzare almeno un metodo che ha già avuto successo per rilevare il virus in studi già pubblicati, anche utilizzando gli stessi campioni di sangue.
Kim McCleary, presidente della CFIDS Association of America, un gruppo che rappresenta la CFS, dice che l’articolo di Singh offre “un forte schema per ridurre alcune delle questioni contraddittorie nelle ricerche che sono già state pubblicate”.
Le linee guida arrivano al momento opportuno. W. Ian Lipkin, il cacciatore dei virus della Columbia University nominato dal governo per risolvere le questioni sull’XMRV, ha convocato una riunione per questa settimana. I rappresentanti del SSN Americano e le associazioni si trovano a New York per sviluppare una strategia per uno studio che vuole determinare se l’XMRV sia prevalente nei pazienti con la CFS.
Singh dice al Health Blog: “Ho inviato una copia dell’articolo ad Ian”.

Dunque la saga continua per trovare il famoso X factor e pare che in America siano proprio decisi a trovarlo....Qualcuno qui si è svegliato o vogliamo tutti stare a guardare? Scienziati italiani in ascolto: Datevi una mossa!!

venerdì 27 agosto 2010

Approfondimenti sul significato della ricerca

Visto che non parlo "medichese", ho cercato notizie già pubblicate e ho trovato un bell'articolo che spiega per noi profani esattamente cosa significa questo nuovo studio. Devo citarvi prima le fonti, da brava "giornalista": Agosto 26, 2010, ."Betting on X — As in XMRV — With a Big-Ticket Research Center" di Amy Dockser Marcus, sul blog della Wall Street Journal. E ora vi do la traduzione dell'articolo:

" SCOMMETTIAMO SULLA X - COME XMRV - CON UN UN CENTRO DI RICERCA DI GROSSO CALIBRO"
Reno, Nevada è la mecca di ogni giocatore. Ma la più grande scommessa in città potrebbe essere quella sul retrovirus chiamato XMRV.


XMRV è stato oggetto di studio in laboratori in tutto il mondo da quando una ricerca pubblicata l’anno scorso in “Science” ha trovato un nesso tra il retrovirus e la sindrome della stanchezza cronica. E nessuno ha scommesso più soldi sulla X – come viene spesso chiamato dagli scienziati – della Whittemore Peterson Institute for Neuro-Immune Disease a Reno, che ospita gli scienziati a capo di questa ricerca.

La WPI fa parte del nuovo Centro di Medicina Molecolare da $70 milioni presso l’Università del Nevada. Annette e Harvey Whittemore, che hanno una figlia con la CFS, fondarono l’istituto con 5 milioni di dollari di tasca loro. Tutti i progetti dell’istituto sono connessi alla X, ha detto Annette Whittemore la settimana scorsa a HealthBlog, prima dell’inizio di un simposio scientifico presso la WPI (di cui la Whittemore è presidente).

Ma questa settimana, dei ricercatori capeggiati da un esperto della NIH Harvey Alter, hanno pubblicato un articolo nel PNAS che solleva la questione su se la X, nello specifico, sia davvero il “cattivo” nella CFS. Gli scienziati hanno riportato in pazienti affetti dalla CFS la presenza di una famiglia di retrovirus chiamati virus-MLV – di cui X fa parte – ma non la X in se. Invece hanno trovato altri membri della famiglia MLV, che loro chiamano P.

In un briefing questa settimana riguardo la ricerca, Alter ha enfatizzato che la ricerca conferma il lavoro precedente perché dimostra una forte associazione tra questa famiglia di retrovirus e CFS. Ma i risultati della nuova ricerca solleva la possibilità che forse sarà P alla fine l’elemento più importante rispetto ad X. E’ anche importante evidenziare che nessuno ancora ha dimostrato che X, P o qualunque altro virus sia la causa della CFS.

Il Health Blog ha chiesto ad Annette Whittemore dopo la pubblicazione dell’articolo se era preoccupata dello stretto rapporto che l’Istituto ha con la X. Lei ha detto che uno degli argomenti più discussi al simposio recente della WPI era sull’eventuale presenza di diverse tipi di X, come gli scienziati ora parlano di HIV-1 e HIV-2. “L’abbiamo chiamato XMRV all’epoca perché quello era il nome più utilizzato” risponde. Man mano che gli scienziati comprendono sempre di più sulla famiglia allargata di virus – inclusi i virus P menzionati da Alter – anche la terminologia potrebbe cambiare. “Il nome non è importante quanto il concetto che questi sono retrovirus che stanno infettando esseri umani”, risponde.

Rispetto alla zona trattamenti, stanza d’infusioni, laboratorio clinico, e laboratorio di ricerca del nuovo spazio – che la Whittemore spera di vedere pienamente operativo per l’autunno – dice che saranno necessari anche se si dovesse scoprire che X contribuisce alla CFS ma non ne è la causa. Dice che se pazienti con X venissero curati per l’infezione utilizzando antiretrovirali o altri farmaci e dovessero migliorar, offrirebbe una nuova potenziale strategia per la ricerca di trattamenti per la CFS. La WPI non somministra ancora cure per pazienti con la CFS, ma ha avviato un gruppo operativo clinico per registrare studiare dati sui risultati da medici che stanno già prescrivendo antiretrovirali per i loro pazienti affetti da CFS.

“Se dovessimo scoprire alla fine della fiera che X non è il giocatore più importante, saremmo abbastanza flessibili per riconoscere e curare eventuali altri elementi? Sì, lo siamo”, dice la Whittemore. “Ma sarebbe irresponsabile non focalizzarsi sul patogeno che sembra esser al momento il più correlato con la CFS e non studiarlo a fondo”.