lunedì 27 settembre 2010

Analisi: una Grandissima Rottura di Scatole

Sono stupita ancora una volta delle difficoltà mentali e pratiche a cui vado incontro per andarmi a fare le analisi.

Innanzitutto non ho cambiato medico di base quando sono andata a vivere con Alessandro (provateci voi a "educare" un medico sulla CFS e poi dover ricominciare tutto da capo con un altro), quindi per ottenere un'impegnativa mia madre deve passare da lui e poi venire da me a consegnare. Poi ci si mette anche il fatto che non ho più un laboratorio di analisi convenzionato sotto casa (come nel monolocalino dove abitavamo prima di traslocare), quindi la mattina bisogna valutare il problema traffico. Inoltre, mettiamoci pure che non ho la macchina quindi Alessandro mi deve accompagnare. Per me che ho problemi ad addormentarmi con il mio ciclo del sonno sballato e lui che ha problemi a riposarsi perchè fa un lavoro dove è costantemente in piedi, alzarci la mattina presto è un'impresa. Aggiungiamoci pure che ho una paura matta degli aghi e per me gli addetti ai prelievi sono vampiri. Odio proprio la sensazione fisica del sangue che esce e odio il fatto che in questi anni mi avranno dissanguata oltre 100 volte e non sono mai riusciti a trovare niente.

Non sto cercando di convincervi che questi sono problemi insormontabili, anche se vi posso giurare che lo sembrano per una persona come me che paga gli sforzi con pezzi di carne. Sono solo contenta che domani pomeriggio ho un appuntamento per un massaggio per tamponare gli effetti potenzialmente pericolosi di un'uscita di casa alle 8 di mattina a digiuno e con poche energie di riserva.

Il vero concetto è che, ogni volta che vado a farmi delle analisi, è come se all'improvviso tornassi ad essere una "malata". Difficile spiegare quello che voglio dire, ma è come se tutto questo tempo trascorso a tamponare la situazione con massaggi, atteggiamenti di costante cautela, servisse a nascondere il fatto che in ogni caso sono costretta a controllare i miei valori, sono obbligata a seguire l'andamento dei miei linfociti, dei miei ormoni tiroidei, della VES, e quant'altro, e che questi risultati rappresentano una crepa potenziale in una sorta di guaina di sicurezza creata dalla mia diagnosi, invecchiata di 4 anni, di malata di CFS. Questa diagnosi, in realtà, si traduce in: non sappiamo quello che hai, ma sappiamo quello che non hai. Siamo andati per esclusione e comunque i valori li devi tenere sotto controllo, e occhio ai sintomi nuovi che potrebbero rappresentare altre cose..insomma una tensione costante. Questo induce il paziente di CFS a una delle tre reazioni: o diventi un'ipocondriaca incallita, o accetti la diagnosi e cerchi di campare lo stesso, oppure accetti la diagnosi e ti deprimi.

Io fino ad oggi ho scelto la seconda, la via di mezzo, e devo dire che funziona, ma ho una paura matta di cadere nei due burroni ai lati. Perciò sto sperando con tutto il cuore che le palpitazioni strane che provo da un mese a questa parte siano davvero dovuti ad una tiroidite, oppure in secondo piano ad una reazione psicologica alla mia malattia, attacchi di panico e quant'altro, perchè scoprire che anche questi sintomi (palpitazioni, sensazioni di tensione ecc.) fanno parte del mio "pacchetto all inclusive" della CFS potrebbe anche devastarmi.

Spero tanto che domani i medici del laboratorio mi trovino una tiroidite lampante, così finalmente potrò prendere una pasticca e dare sollievo ad almeno una delle mille cose che devo tenere sotto controllo ogni giorno. Almeno un problema in meno... ma rimane il fatto che le analisi sono una grande e grossa rottura di scatole!

Nessun commento:

Posta un commento

Grazie per i vostri commenti.